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Via Cassin alla Cima Piccola di Lavaredo

Via aperta nell’agosto del 1934 da Riccardo Cassin, Luigi Pozzi e Gigi Vitali.

Caratteristiche:

Bellissima via di arrampicata alla Cima Piccola di Lavaredo. Un itinerario classico, molto logico che sale lungo la parete gialla e strapiombante della Piccolissima, per un’arrampicata impegnativa, soprattutto se fatta in libera. In via sono presenti diversi chiodi e le soste sono tutte attrezzate.
Presenta V-VI grado e A0 (in libera VII-).

Attrezzatura:

15 rinvii, cordini e fettucce, serie friend.
2 corde 60 metri.

Indicazioni:

Gruppo montuoso: Tre Cime di Lavaredo.
Cima Piccola di Lavaredo.
Versante: sud-est.
Tempo arrampicata : 4 ore circa
Dislivello parete: 380 metri

Avvicinamento: 35 minuti circa
Dal grande parcheggio del Rifugio Auronzo seguire la strada sterrata che porta al Rifugio Lavaredo, da dove si può vedere perfettamente la via di salita.
Si risale per sentiero fin sotto la parete

Discesa
Dalla cima ci si cala fino alla base in corda doppia su chiodi cementati. Fare attenzione che le corde non si incastrino nelle fessure e alla caduta sassi!!

 

Relazione sull’itinerario di salita Via Cassin alla Cima Piccola di Lavaredo:

L1 45 m, IV+, V, IV, 2 chiodi
Si sale il diedro giallastro sino ad una prima terrazza, quindi mediante una fessura se ne raggiunge una seconda, detritica, alla cui base vi sono due chiodi di sosta.

L2 30 m, IV, V+, VI- oppure V e A0, 7 chiodi
Dalla sosta si traversa a destra ad un altro diedro da risalire sino alla sosta posizionata su un terrazzino.

L3 25 m, V+, VII- oppure V+ e A0, VI, V, 4 chiodi, 1 friend incastrato
Salire al primo chiodo appena sopra la sosta, dopodichè piegare a sinistra in direzione di un chiodo con cordino bianco, utile per azzerare. Ignorare i chiodi che salgono sulla verticale, si tratta di una variante più difficile, e spostarsi invece ancora un po’ a sinistra, entrando in un camino che si risale alcuni metri sino ad un terrazzino, dal quale traversando a destra si raggiunge la sosta.

L4 20 m, VI+ oppure V+ e A0, VI, 7 chiodi
Proseguire verticalmente, puntando al sovrastante strapiombino, superato il quale si continua per fessure, portandosi sopra ad una grossa lama staccata dove si sosta.

L5 30 m, V+, VI-, V, 5 chiodi
Dall’espostissima sosta si sale per qualche metro ad un chiodo con vecchia fettuccia, quindi sfruttando un’ottima fessura per le mani, iniziare il lungo traverso a sinistra che porta alla base di un evidente pilastro (ignorare i chiodi che salgono perché di un’altra via). Quindi si risale per qualche metro il diedro formato dal pilastro andando a sostare su un piccolo ripiano.

L6 15 m, V, V+, 2 chiodi
Con bella spaccata, rimontare interamente il diedro sino alla sommità del pilastro dove si sosta.

L7 30 m, IV, 1 passo di V, 1 chiodo
Traversare verso sinistra, in direzione della Punta Frida, aggirando lo spigolo oltre il quale la roccia diviene grigia, proseguendo poi per rocce più semplici ed articolate sino ad un ampio terrazzo dove si sosta su due chiodi.

L8 35 m, IV, 1 passo di V+
Senza percorso obbligato, dalla sosta si sale obliquando a sinistra lungo fessure e lame fino ad una comoda terrazza dove si attrezza una sosta.

L9 e L10 60 m, IV, IV+
Seguire la cengia verso sinistra fino ad un evidente camino. Lo si rimonta in spaccata uscendone sulla sua parete sinistra. Poi per rocce semplici fino in vetta, dove si trova la sosta su chiodo cementato con grosso anello.

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